18/09/19

Michail Bakunin, Dio e lo Stato


Io sono veramente libero solo quando tutti gli esseri umani che mi circondano, uomini e donne, sono anch'essi liberi. La libertà degli altri, lungi dall'essere un limite o la negazione della mia libertà, ne è invece la condizione necessaria e la conferma. Divento veramente libero solo con la libertà degli altri, di modo che più numerosi sono gli esseri liberi che mi circondano e più estesa e più ampia diventa la mia libertà.
La schiavitù degli uomini, al contrario, è di ostacolo alla mia libertà, o, ciò che è la stessa cosa, è la loro bestialità che è una negazione della mia umanità perché ancora una volta non posso dirmi veramente libero se non quando la mia libertà o, se si vuole, quando la mia dignità di uomo, il mio diritto umano (il quale consiste nel non ubbidire a nessun altro uomo ed a determinare le mie azioni conformemente alle mie intime convinzioni) riflessi dalla coscienza egualmente libera di tutti, mi ritornano raffermati dall'approvazione di tutti. In tal modo la mia libertà personale, assicurata dalla libertà di tutti, si estende all'infinito.

Michail Bakunin, Dio e lo Stato

15/09/19

Henry David Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi


Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto. Il fatto è che non volevo vivere quella che non era una vita a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, succhiare tutto il midollo di essa, volevo vivere da gagliardo spartano, per sbaragliare ciò che vita non era, falciare ampio e raso terra e riporre la vita lì, in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici.

Henry David Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi

10/09/19

Io amo i gatti ma raramente mi piace chi ne possiede uno. Vittorio Zanini


Io amo i gatti ma raramente mi  piace chi ne possiede uno. Spesso è il desiderio di avere vicino tanta bellezza che induce le persone a prendere un gatto e non le affinità che hanno con essi.

Vittorio Zanini

09/09/19

Mi mancano i vecchi bar, Vittorio Zanini


Mi mancano i vecchi bar, quelli che odoravano di fumo e di piscio, dove i vecchietti giocavano a briscola e tresette. li si respirava ancora un po di umanità.

Vittorio Zanini

08/09/19

Jiddu Krishnamurti, filosofo indiano


Non è un segno di buona salute mentale essere bene adattati a una società malata.


Jiddu Krishnamurti

L’impresa più banale? Essere normale


Da psicologa e ricercatrice, osservo spesso dei contrasti tra ciò che la scienza ed il senso comune definiscono “salute mentale”. In realtà ciascuna persona ha qualche tratto di più disturbi psicologici ed, oltre una certa soglia misurabile, si parla di psicopatologia.

Non esiste nessuno di perfettamente normale, per lo meno nella nostra società; d’altronde affrontiamo una vita talmente complessa che risulterebbe impossibile adattarcisi rimanendo immuni.

Nel senso comune si sa poco-nulla di psicopatologia e si finisce per confondere le persone mentalmente sane, felici, libere e che sanno godere della vita, come “pazze”. Allo stesso modo può essere percepito “normale” chi risulta affidabile, meticoloso, ma allo stesso tempo attaccato con rigidità ai propri schemi al punto da crollare al più piccolo cambiamento, accusando un forte squilibrio. In tal caso si potrebbe trattare di un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità ed, in quanto tale, radicato fin dall’infanzia in questo insieme di tratti prevalentemente stabili definiti appunto “personalità”. Una personalità sana implica un’identità stabile che si definisce differenziandosi dalle altre persone. Il concetto chiave è il rispetto della propria ed altrui libertà.

Un famoso psicologo sostiene che l’adattamento sia la più grande forma d’intelligenza, ma adattarsi non significa certo assecondare la massa, le mode e, più in generale, i pensieri altrui come farebbe la pecora nel gregge. Eppure, sappiamo benissimo quante rare siano le persone “libere”, quelle in grado di uscire dal “gregge” e trovare da sé la propria strada, ossia quella più coerente con i propri valori.

Essere “pazzi” perciò significa essere se stessi, nella misura in cui essere se stessi consiste nel seguire la propria strada a differenza di coloro i quali hanno la necessità di farsi guidare perché non hanno imparato a fare altrimenti.

Non esiste una patologia di chi ha formato la propria identità divenendo sufficiente a se stesso, nonché ulteriormente forte da poter donare aiuto, seguendo le proprie passioni ed esprimendo il proprio sé nel rispetto degli altri, anzi, chi segue se stesso, non sbaglia mai strada.

Autore: Dott.ssa Mariapia Ghedina


Fonte: dolcevitaonline.it

04/09/19

Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano


Chi anche solo in una certa misura è giunto alla libertà della ragione, non può poi sentirsi sulla terra nient’altro che un viandante – per quanto non un viaggiatore diretto a una meta finale: perché questa non esiste.
Ben vorrà invece guardare e tener gli occhi ben aperti, per rendersi conto di come veramente procedano tutte le cose nel mondo; perciò non potrà legare il suo cuore troppo saldamente ad alcuna cosa particolare; deve esserci in lui stesso qualcosa di errante, che trovi la sua gioia nel mutamento e nella transitorietà.
Certo, per un tal uomo verranno cattive nottate, in cui sarà stanco e troverà chiusa la porta della città che doveva offrirgli riposo; forse, ancora, come in oriente, il deserto arriverà fino alla porta, e gli animali da preda ululeranno ora da lungi ora da presso, e si leverà un forte vento, e i predoni gli porteranno via gli animali da tiro.
Allora la terribile notte calerà veramente per lui come un secondo deserto sul deserto, e il suo cuore sarà stanco di errare.
Ma quando poi sorgerà per lui il sole del mattino, rutilante come una divinità della collera, quando la città si aprirà, vedrà sulle facce dei suoi abitanti forse ancora più deserto, sozzura, inganno e incertezza che fuori le porte – e il giorno sarà quasi peggiore della morte.
Così potrà ben accadere un giorno al viandante; ma poi verranno, come ricompensa, i deliziosi mattini di altre contrade e di altre giornate, in cui, già nel grigiore della luce, si vedrà passare accanto danzando nella nebbia dei monti i cori delle Muse; in cui poi, quando silenziosamente, nell’equilibrio dell’anima mattinale, egli passeggerà sotto gli alberi, gli cadranno intorno dalle cime e dai recessi del fogliame solo cose buone e chiare, i doni di tutti quegli spiriti liberi che abitano sul monte, nel bosco e nella solitudine e che, simili a lui, nella loro maniera ora gioiosa e ora meditabonda sono viandanti e filosofi.
Nati dai misteri del mattino, essi meditano come mai il giorno, fra il decimo e il dodicesimo rintocco di campana, possa avere un volto così puro, così luminoso, così trasfiguratamente sereno: essi cercano la filosofia del mattino.

Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano

02/09/19

Ma chi cazzo siete? Su quale pianeta abitate? Vittorio Zanini


Credete di essere liberi, generosi, empatici, creativi, intelligenti ma in realtà siete tutt'altro. Pensate di avere senso estetico anche se vestite di merda e la vostra casa è uno schifo. Volete far credere agli altri di essere aperti verso il mondo e poi conducete una vita da provinciali piccolo borghesi. Avete un'immagine completamente distorta della realtà. Vivete ad occhi chiusi. Ma chi cazzo siete? Su quale pianeta abitate?

Vittorio Zanini

01/09/19

Vittorio Zanini, Ho trovato l'equilibrio nell'instabilità


Tutti quelli che dicono di aver trovato l'equilibrio sono dei cadaveri; non si drogano più, non bevono mai troppo e le follie sono solo un lontano ricordo. Si sono sposati, hanno avuto dei figli e vivono una vita triste e piatta senza nessuna emozione. Insomma, non hanno più niente di cui vergognarsi e si sono adeguati a questa società malata. Se trovare il proprio equilibrio significa questo, io micca voglio trovarlo il mio.

Vittorio Zanini

Olio di iperico: proprietà, usi, controindicazioni e come prepararlo


L’iperico, conosciuto anche come erba di San Giovanni, è una pianta perenne diffusa nel continente europeo, nella parte settentrionale dell’ Africa e in Asia Occidentale. Il fusto raggiunge dimensioni massime di circa 80 centimetri, mentre i fiori, riuniti in pannocchie, sono formati da cinque petali e contraddistinti da un intenso color giallo oro.

Il suo nome scientifico è Hypericum Perforatum, poiché le foglie, viste in controluce, sembrano bucherellate. In realtà quelli che sembrerebbero piccoli fori sono delle vescicole contenenti ipericina, il principale principio attivo dell’iperico.

I fiori di iperico si raccolgono in concomitanza col solstizio d’estate, quando il sole è allo zenit sull’Equatore, in posizione quasi perpendicolare sulla nostra testa. La pianta infatti raggiunge l’apice del suo periodo balsamico, vale a dire la massima concentrazione di principi attivi, il 24 giugno, giorno consacrato alla celebrazione di San Giovanni.

Da qui l’usanza di raccogliere l’iperico proprio nel giorno e soprattutto nella notte di San Giovanni, la cosiddetta notte delle streghe, in cui si raccoglievano le erbe nei campi e si praticavano tutta una serie di rituali a scopo propiziatorio. Proprio a quest’antica tradizione relativa alla sua raccolta, l’iperico deve l’appellativo popolare di erba di San Giovanni.

Cos’è l’olio di iperico

L’olio di iperico è un oleolita, vale a dire un unguento in cui i principi attivi della pianta vengono estratti attraverso la macerazione delle sue parti aeree in olio vegetale.

Generalmente per ottenere l’oleolito d’iperico si utilizzano i fiori, ma anche le foglie e i boccioli della pianta, macerati in olio extra vergine d’oliva o di girasole.

Questo unguento, dal caratteristico colore rosso acceso conferitogli dall’ipericina, è un preziosissimo rimedio naturale, vero e proprio toccasana nella cura di tutti i problemi della pelle, oltre ad espletare importanti proprietà antinfiammatorie e analgesiche.

Oltre all’ipericina, che appartiene alla famiglia dei naftodiantroni, l’olio di iperico contiene flavonoidi, tannini e floroglucinolici (iperforina). Gli straordinari benefici dell’olio di iperico, infatti, non derivano da un singolo principio attivo contenuto nella pianta, ma dall’azione sinergica del fitocomplesso nel suo insieme.

Olio di iperico, proprietà

Per uso esterno, l‘olio di iperico è estremamente efficace. Se massaggiato sulla zona interessata, ha proprietà:

cicatrizzanti
dermorigeneranti
lenitive
emollienti
antiossidanti
antirughe
antisettiche
purificanti
astringenti
antimicrobiche
antinfiammatorie
analgesiche

Olio di iperico, benefici

Per uso topico, trova impiego nel trattamento di tutte le affezioni e irritazioni delle pelle.

Cura le ustioni, le piaghe, le ferite, attenua le smagliature e le macchie della pelle, è un alleato insostituibile nel trattamento della psoriasi e della couperose. Favorisce la rigenerazione cellulare, contrasta l’invecchiamento cutaneo, svolge un’azione antinfiammatoria. Infine, l’olio di iperico è il più potente antirughe che esista in natura.

Può essere usato localmente con ottimi risultati in caso di:

ferite
scottature
ustioni
piaghe da decubito
eritemi
infiammazioni cutanee
psoriasi
macchie della pelle
cicatrici
smagliature
couperose
emorroidi
arrossamenti da pannolino
punture d’insetto
reumatismi
dolori muscolari e articolari

Olio di iperico, avvertenze e raccomandazioni

Per uso esterno, l’olio di iperico non presenta particolari controindicazioni, eccezion fatta per un’eventuale ipersensibilità ai principi attivi, primo fra tutti l’ipericina.

L’unica raccomandazione riguarda il divieto di esporsi alla luce solare o a fonti artificiali di radiazioni ultraviolette subito dopo l’utilizzo dell’olio di iperico. Questo prodotto infatti è altamente fotosensibilizzante, cioè tende ad amplificare gli effetti dei raggi solari sulla pelle, soprattutto nel caso di persone con carnagione chiara o con efelidi.

Olio di iperico, uso interno

L’olio di iperico può essere utilizzato anche per via interna. In questo caso, ha proprietà:

antidepressive
stabilizzanti dell’umore
ansiolitiche
antivirali
antiacide dell’apparato gastrointestinale
antinfiammatorie del cavo orale e delle vie aeree
lenitive della sindrome premestruale e dei dolori mestruali

Olio di iperico, antidepressivo naturale

L’olio d’iperico agisce impedendo la ricaptazione, ovvero il riassorbimento dei neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina e dopamina, responsabili del buon umore e del benessere psichico. Inoltre, è in grado di modulare la produzione di melatonina, precursore della serotonina, ormone prodotto dal nostro organismo principalmente durante le ore notturne.

Soprattutto nei periodi di forte stress psicofisico o in concomitanza con i cambi di stagione, l’olio di iperico può costituire un ottimo tonico dell’umore.

Tuttavia, si raccomanda sempre di assumerlo dietro supervisione medica.

Olio di iperico, controindicazioni

L’olio di iperico, infatti, è un prodotto dall’azione estremamente potente, che in alcuni casi può avere ripercussioni negative sul nostro organismo. Può interagire con alcuni tipi di farmaci, potenziandone gli effetti o, al contrario, vanificandone l’azione. In particolare, il suo utilizzo è controindicato in caso di: 

gravidanza e allattamento
assunzione di anticoncezionali ormonali (pillola, cerotto, anello vaginale)
trattamento farmacologico con antidepressivi, anticancerogeni, anticoagulanti
Nel caso degli anticoncezionali , l’olio di iperico è in grado di vanificarne gli effetti, mentre i pazienti in cura con antidepressivi possono sperimentare un eccessivo aumento della serotonina in circolo, al punto andare incontro alla cosiddetta sindrome serotoninergica.

Questo disturbo è caratterizzato da un ampio spettro di sintomi tra cui mal di testa, allucinazioni, agitazione, confusione, tremori, contrazioni muscolari, brividi, tachicardia, sudorazione, nausea e diarrea.

Olio di iperico, come prepararlo in casa

La preparazione dell’oleolito di iperico è abbastanza semplice e alla portata di tutti.

Occorrono innanzitutto i fiori di iperico, ma si possono utilizzare anche i boccioli e le foglie, e un olio vegetale che funga da solvente.

La percentuale è di 1:5 cioè una parte di droga macerata nel corrispettivo in grammi di 5 parti di olio. Ad esempio, per 100 grammi di fiori occorrono 500 grammi di olio vegetale.

Nella preparazione dell’oleolito generalmente si utilizza l’olio di girasole o l’olio extravergine d’oliva, ma vanno bene anche altri tipi, come l’olio di mandorle o di mais.

I fiori vanno lavati e asciugati al sole. Quindi si versano in un barattolo, coprendoli completamente con l’olio.

Solitamente gli oleoliti si lasciano macerare all’ombra, o comunque evitando il contatto diretto con la luce solare. Quello di iperico invece è l’unico che richieda l’esposizione costante ai raggi del sole, per un periodo di circa 30 giorni, corrispondenti a un intero ciclo lunare.

Il recipiente non va chiuso ermeticamente, onde evitare che avvengano processi di fermentazione. Si consiglia di porre una garza sulla sommità del barattolo, ricoprendola col coperchio soltanto appoggiato e non avvitato.

Già dopo qualche giorno si noterà il caratteristico colore rosso, conferito dall’ipericina contenuta nei fiori. Al termine della preparazione, si può filtrare l’unguento.

Si consiglia di filtrarlo 2 volte: la prima volta con un colino, per eliminare le impurità più grandi. Il secondo filtraggio andrà invece effettuato servendosi di una garza o al limite anche di una calza in nylon.

A questo punto, il nostro oleolito di iperico è pronto. Questo fantastico rimedio naturale va conservato in barattoli di vetro scuro, in un luogo asciutto e al riparo da fonti di calore.

Iperico, curiosità

Secondo la leggenda, la pianta dell’iperico sarebbe nata dal sangue di Prometeo, l’eroe greco simbolo di ribellione all’autorità e di libertà contro il potere, punito per aver rubato il fuoco agli Dei per donarlo agli uomini.

Il suo castigo consisteva nell’essere legato a una rupe presso cui ogni giorno un’aquila gigantesca gli faceva visita per mangiargli il fegato. Ogni notte, infatti, il fegato dell’eroe cresceva di nuovo.

La storia dell’iperico è legata a quella dei Templari. Questi cavalieri infatti furono i primi a scoprire, nel XII secolo, le proprietà antidepressive di questa pianta. Si accorsero che, oltre ad essere utile per cicatrizzare le ferite e curare le ustioni, l’iperico riusciva a sollevare l’umore dei soldati feriti in battaglia e immobilizzati a letto per lunghi periodi.

Nel linguaggio comune, l’iperico è chiamato anche scacciadiavoli, poiché si riteneva che questa pianta avesse il potere di allontanare gli spiriti maligni. Proprio in virtù di questa funzione apotropaica, spesso veniva posta sopra le immagini sacre, e da quest’antica usanza la pianta trae il suo stesso nome.

La parola iperico infatti, deriva dall ‘unione di due parole greche: hyper, cioè sopra e eikon, che significa immagine.

L’olio di iperico è chiamato anche “l’olio della casalinga”, perché è il rimedio più comune per trattare la pelle secca e screpolata delle mani.

di Angela Petrella

Fonte: greenme.it