23/01/21

Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici. Ernesto Guevara de la Serna

 


Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici. Sì, è vero, ma lo siamo in modo diverso, siamo di quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo.

Ernesto Guevara de la Serna

Ernesto Che Guevara: Discorso alle Nazioni Unite, 11 dicembre 1964 - Video

 



Signor Presidente, signori delegati. I rappresentanti di Cuba davanti quest'assemblea si compiacciono di compiere, come prima cosa, il piacevole dovere di salutare l'incorporazione di tre nuove nazioni all'importante numero di quelle che qui discutono i problemi del mondo. Salutiamo allora nella persona del loro presidente e primo ministro i popoli di Zambia, Malawi e Malta e desideriamo che questi paesi si incorporino dal primo momento al gruppo delle nazioni non allineate che lottano contro l'imperialismo il colonialismo e il neo colonialismo. In alcuni casi si tratta di una cecità provocata dall'odio delle classi dominanti dei paesi latinoamericani contro la nostra rivoluzione in altri ancora più tristi è il prodotto dei bagliori risplendenti di Mammon. Come sanno tutti dopo il tremendo shock chiamato crisi dei caraibi gli Stati Uniti contrattarono con l'Unione Sovietica determinati compromessi che culminarono con la ritirata di un certo tipo di arma che le continue aggressioni di quel paese, come l'attacco mercenario di playa Giron o le minacce di invadere la nostra patria, ci obbligarono a installare a Cuba come atto di legittima e irrinunciabile difesa. I nordamericani pretesero inoltre che le Nazioni Unite ispezionassero il nostro territorio cosa a cui ci siamo negati enfaticamente visto che Cuba non riconosce il diritto degli Stati Uniti né di nessuno al mondo a determinare che tipo di armi possa avere dentro le proprie frontiere; in questo senso solo accetteremmo accordi multilaterali con uguali obblighi per tutte le parti come ha detto Fidel Castro: finché il concetto di sovranità esista come prerogativa delle nazioni e dei popoli indipendenti e come diritto di tutti i popoli noi non accetteremo l'esclusione del nostro popolo da questo diritto, mentre il mondo viene guidato da questi principi, mentre il mondo decide che questi concetti abbiano valenza universale perché sono universalmente accettati e consacrati dai popoli, noi non accetteremo di essere privati di nessuno di questi diritti, noi non rinunceremo a nessuno di questi diritti. Il signor segretario generale delle nazioni unite U Thant ha capito le nostre ragioni, tuttavia gli Stati Uniti pretesero stabilire una nuova prerogativa arbitraria e illegale, quella di violare lo spazio aereo di qualsiasi paese piccolo. Cosi hanno sorvolato l'aria della nostra patria aerei U2 o altri tipi di apparati spia che senza impunità navigano nel nostro spazio aereo. Abbiamo dato tutti gli avvertimenti necessari affinché cessino le violazioni aeree cosi come le provocazioni che i marine yankee fanno contro i nostri posti di vigilanza nella zona di Guantanamo, i voli radenti di aerei su navi nostre o di altre nazionalità in acque internazionali, gli attacchi pirati a barche di diverse bandiere e l'infiltrazione di spie sabotatori e armi nella nostra isola. Noi vogliamo costruire il socialismo. Ci siamo dichiarati sostenitori di quelli che lottano per la pace, ci siamo dichiarati dentro il gruppo dei paesi non allineati nonostante siamo marxisti-leninisti, perché i non allineati come noi lottano contro l'imperialismo. Vogliamo pace. Questa disposizione nuova di un Continente d'America è plasmata e riassunta nel grido che giorno dopo giorno le nostre masse proclamano come espressione incontestabile della propria decisione di lotta paralizzando la mano armata dell'invasore. Proclama che conta con la comprensione e l'appoggio di tutti i popoli del mondo e specialmente del campo socialista capeggiato dall'Unione Sovietica. Questo proclama è Patria o Morte.

Ernesto Che Guevara: Discorso alle Nazioni Unite, 11 dicembre 1964

02/01/21

Sigmund Freud, Psicologia delle masse e analisi dell'Io

 


La massa è un gregge docile che non può vivere senza un padrone. È talmente assetata di obbedienza da sottomettersi istintivamente a chiunque se ne proclami padrone. La massa è impulsiva, mutevole e irritabile. È governata quasi per intero dall'inconscio. A seconda delle circostanze gli impulsi cui la massa obbedisce possono essere nobili o crudeli, eroici o pusillanimi; essi sono però comunque imperiosi al punto da non lasciar sussistere l'interesse personale, neanche quello dell'autoconservazione.

Sigmund Freud, Psicologia delle masse e analisi dell'Io