08/09/19

L’impresa più banale? Essere normale


Da psicologa e ricercatrice, osservo spesso dei contrasti tra ciò che la scienza ed il senso comune definiscono “salute mentale”. In realtà ciascuna persona ha qualche tratto di più disturbi psicologici ed, oltre una certa soglia misurabile, si parla di psicopatologia.

Non esiste nessuno di perfettamente normale, per lo meno nella nostra società; d’altronde affrontiamo una vita talmente complessa che risulterebbe impossibile adattarcisi rimanendo immuni.

Nel senso comune si sa poco-nulla di psicopatologia e si finisce per confondere le persone mentalmente sane, felici, libere e che sanno godere della vita, come “pazze”. Allo stesso modo può essere percepito “normale” chi risulta affidabile, meticoloso, ma allo stesso tempo attaccato con rigidità ai propri schemi al punto da crollare al più piccolo cambiamento, accusando un forte squilibrio. In tal caso si potrebbe trattare di un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità ed, in quanto tale, radicato fin dall’infanzia in questo insieme di tratti prevalentemente stabili definiti appunto “personalità”. Una personalità sana implica un’identità stabile che si definisce differenziandosi dalle altre persone. Il concetto chiave è il rispetto della propria ed altrui libertà.

Un famoso psicologo sostiene che l’adattamento sia la più grande forma d’intelligenza, ma adattarsi non significa certo assecondare la massa, le mode e, più in generale, i pensieri altrui come farebbe la pecora nel gregge. Eppure, sappiamo benissimo quante rare siano le persone “libere”, quelle in grado di uscire dal “gregge” e trovare da sé la propria strada, ossia quella più coerente con i propri valori.

Essere “pazzi” perciò significa essere se stessi, nella misura in cui essere se stessi consiste nel seguire la propria strada a differenza di coloro i quali hanno la necessità di farsi guidare perché non hanno imparato a fare altrimenti.

Non esiste una patologia di chi ha formato la propria identità divenendo sufficiente a se stesso, nonché ulteriormente forte da poter donare aiuto, seguendo le proprie passioni ed esprimendo il proprio sé nel rispetto degli altri, anzi, chi segue se stesso, non sbaglia mai strada.

Autore: Dott.ssa Mariapia Ghedina


Fonte: dolcevitaonline.it

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