Creatività e impotenza: cosa ha reso la maggior parte degli esseri umani rassegnati nei confronti di una vita che è sempre più difficile vivere a pieno? Liberare la mente e allentare quei lacci che legano i nostri polsi da quando siamo bambini, però, è più complicato di quel che sembra. In molti vorrebbero cambiare vita, ma non sanno da dove partire.
Il regista e scrittore Silvano Agosti ha immaginato nel suo libro Lettere dalla Kirghisia un luogo utopico, dove nessuno lavora più di tre ore al giorno, dedicando il resto del proprio tempo alla vita. E se qualcuno desidera fare l’amore, mette un piccolo fiore azzurro sul petto in modo che tutti lo sappiano.
Può bastare questo per combattere l’impotenza a favore della creatività perduta? «Gli esseri umani sono resi impotenti da una serie di ergastoli che il potere pone di fronte a loro: c’è l’ergastolo della scuola, quello del lavoro, quello del matrimonio. Sono, questi, ergastoli che rendono impossibile costruire la propria libertà», spiega Silvano Agosti. «Il prigioniero ha solo una consolazione: il proprio diritto di evadere. Oggi, però, l’evasione è prevista dal potere tramite il cinema industriale e la televisione».
Silvano Agosti conduce il seminario dal titolo Dall’impotenza alla creatività, durante il quale esplora le gabbie invisibili che racchiudono gli esseri umani: «Cerco, durante il seminario, di annullare l’effetto che hanno quattordici anni di scuola sulle persone, per tornare alla purezza di quando avevano quattro anni. Tutti i bambini, a quell'età, sanno rispondere a qualsiasi domanda, anche se a modo loro».
Le cose cambiano quando i bambini, a sei anni, iniziano ad andare a scuola: «Con la gamba incatenata al banco, il bambino smette di rispondere. A quel punto la risposta a qualsiasi domanda diventa: boh?. E poi per tutta la vita le persone credono che continuare a rispondere in questo modo sia un loro diritto».
Silvano Agosti non ha frequentato la scuola quando era un bambino: «Non sono andato a scuola fino a che non mi hanno costretto ad andare alle magistrali». Ma come si impara quando non si va a scuola?
«Come fanno gli alberi. Dove impara una quercia a diventare se stessa? Basta che abbia un po’ di acqua e un po’ di sole. Ha tutto dentro di sé. Anche l’essere umano ha tutto dentro di sé. La creatività nasce dal gioco, non dagli ergastoli. Il gioco è il prato e la creatività è l’erba che vi cresce. Pittura, letteratura, musica, scultura: sono tutti linguaggi che derivano dal gioco. Gioco e apprendimento sono legati; un bimbo piccoli, anche se ancora non parla, usa il comportamento, che è molto creativo: semplicemente allargando le braccia un bambino diventa una rondine».
«Come fanno gli alberi. Dove impara una quercia a diventare se stessa? Basta che abbia un po’ di acqua e un po’ di sole. Ha tutto dentro di sé. Anche l’essere umano ha tutto dentro di sé. La creatività nasce dal gioco, non dagli ergastoli. Il gioco è il prato e la creatività è l’erba che vi cresce. Pittura, letteratura, musica, scultura: sono tutti linguaggi che derivano dal gioco. Gioco e apprendimento sono legati; un bimbo piccoli, anche se ancora non parla, usa il comportamento, che è molto creativo: semplicemente allargando le braccia un bambino diventa una rondine».
Perché, poi, da adulti, cerchiamo un lavoro che occupa otto ore della nostra giornata? «Il lavoro non ha niente di creativo, ma ha molto di organizzativo. Se lavorassimo tutti per due ore al giorno produrremmo sicuramente di più che in otto, perché in poche ore ti organizzi, perché per il resto della giornata sei sereno, perché puoi giocare con i tuoi figli, parlare con gli amici, avere molti amori».
Cosa consiglierebbe allora Silvano Agosti ai ragazzi che, nel periodo dell’adolescenza, devono pensare al proprio futuro? «Direi loro di andare il meno possibile a scuola e sicuramente di evitare l’università, che li massacrerebbe. In quei quattro anni, tempo in cui in pochi riescono a laurearsi, che visitino un paese straniero ogni anno. Quando torneranno parleranno perfettamente quattro lingue straniere, oltre all’italiano. E con queste risorse potranno definire molto meglio il loro destino. Cercando lavoro ci si offre invece allo sfruttamento».
Tra le gabbie che non ci rendono liberi Silvano Agosti mette anche il matrimonio, che considera una galera: «Così come molti vogliono andare in galera perché non hanno da mangiare e sanno che lì potranno avere il cibo senza difficoltà, così in molti credono di cercare un amore, in realtà trovano un appartamento e un pasto caldo. Ma non osano confessarselo». Continua Silvano Agosti: «Anche la coppia aperta è una galera: se dalla cella ti fanno uscire un’oretta al giorno vivi un po’ meglio, certo, ma sempre galera è. Ogni essere umano, invece, ha diritto alla sua libertà. Ovvero una casa e del cibo; poi si può amare una persona che ha una casa e del cibo, e ci si vede quando lo si desidera. 42 anni fa io ho detto alla mia compagna: vorrei condividere con te la vita, ma non il bagno».
fonte: mentelocale.it
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