02/05/20

Friedrich Nietzsche, La gaia scienza - Lavoro e noia


Cercarsi un lavoro per il salario ― nei paesi civilizzati, è un fenomeno comune a quasi tutti gli uomini; per tutti costoro il lavoro è un mezzo, e non fine a se stesso. Ecco perché sono poco raffinati nella scelta, purché tale lavoro sia sufficientemente redditizio. Ci sono però casi rari di persone che preferiscono andare in malora piuttosto che lavorare senza provare piacere per quello che fanno: si tratta di quelle persone selettive e difficili da accontentare alle quali un reddito alto non dice niente se il lavoro stesso non è il più alto di tutti i redditi.

A questa rara categoria di persone appartengono i contemplativi di ogni genere, ma anche quegli oziosi che trascorrono la vita a caccia, viaggiando o dedicandosi ad avventure amorose o no. Tutti costoro amano il lavoro e le ristrettezze, purché vi sia associato il piacere, anche il lavoro più gravoso e più duro, se così deve essere. Altrimenti sono decisamente pigri, sia soltanto perché a questa pigrizia sono invece associati impoverimento, disonore, pericoli per la salute e per la vita. Non temono tanto la noia quanto il lavoro senza piacere; hanno anzi bisogno di tanta noia, se il loro lavoro deve riuscire.

Per il pensatore e per tutti gli spiriti inventivi la noia è quella sgradevole «bonaccia» dell'anima che precede una navigazione felice e i venti favorevoli; la deve sopportare, deve attendere che cessino i suoi effetti: è esattamente quanto le nature inferiori non sono assolutamente in grado di pretendere da se stesse! Aborrire la noia è normale, come è normale lavorare senza provare piacere per quello che si fa. Probabilmente gli Asiatici si distinguono dagli Europei per il fatto che sono capaci di una quiete più lunga e più profonda: i loro stessi narcotici hanno un effetto più lento e richiedono pazienza, a differenza della ripugnante immediatezza del veleno europeo, l'alcool.

Friedrich Nietzsche, La gaia scienza - Lavoro e noia

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