28/11/17

Nomadismo

La vita errabonda ristabilisce l'armonia originaria che esisteva una volta fra l'uomo e l'universo. Bruce Chatwin
© Sebastião Salgado
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Attraverso l’osservazione dell’ambiente, i nomadi hanno sviluppato conoscenze naturalistiche che permettono loro di trar vantaggio dalla minima risorsa diponibile: dalle granaglie selvatiche alle erbe medicinali, alle cortecce che conservano l’acqua. Il nomade prende soltanto che ciò gli serve per vivere e lascia il resto alla terra affinchè possa rinnovarsi. Nello spirito nomade la natura non è un giacimento da sfruttare, ma un bene comune da cui dipendono tutti gli esseri viventi. Preservarla permette ad ogni forma di vita di esistere.
Semplici principi di interdipendenza e reciprocità che i nomadi applicano in modo naturale, senza bisogno che vengano loro spiegati o insegnati.
L’integrazione dei nomadi nella natura è il risultato di conoscenze tradizionali trasmesse oralmente. Trasmettere ciò che si conosce - si tratti di informazioni vitali come la posizione di un pozzo o di astuzie acquisite nel corso di una vita - è indispensabile per assicurare la sopravvivenza in ambienti naturali ostili. Nelle società nomadi gli anziani godono di grande rispetto per il loro sapere. Il loro ruolo è quello di tramettere le conoscenze, ma anche di insegnare a chi si affaccia alla vita nomade a conquistare quella forza interiore necessaria che, sola, permette di affrontare e padroneggiare gli imprevisti della vita nei deserti.
Testo di Tiziana e Gianni Baldizzone da: Spirito nomade in Nationalgeographic.it 
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