08/01/15

"Bologna addio, la nostra vita ricomincia con un viaggio in barca a vela"




Stefano, Antonella e la figlia Daniela non ne potevano più della vita in città Così hanno mollato tutto: “Non è tanto difficile: bastano mille euro al mese”

"Molti mi chiedono come ho fatto a mollare tutto. E io penso: e voi come fate ad andare a lavorare ogni giorno? Dove la trovate la forza?". Stefano Sola, bolognese di 52 anni, lo ha fatto per davvero. Sei mesi fa ha venduto l’automobile e la casa, a Calderino, per trasferirsi a vivere in una barca a vela da dodici metri e mezzo insieme alla moglie Antonella e la figlia minore Daniela. Lui rappresentante con la passione per la fotografia, lei maestra con la passione della scrittura, stanno insieme da una vita. Stefano si è licenziato, Antonella ha preso un anno di aspettativa dalla scuola e poi si vedrà. Dal giorno in cui sono partiti, a luglio, hanno aperto il blogcautha16.wordpress.com in cui raccontano il loro viaggio. L’hanno chiamato come la loro barca, Cautha, al tempo stesso un invito alla cautela nella navigazione e un omaggio alle origini etrusche di Bologna: "E’ il nome di un’antica divinità, la dea del sole che nasce dalle acque dell’oceano ed è propiziatoria degli inizi, delle partenze". Stefano assicura che chiunque può seguirli, basta volerlo. "Per stare tranquilli abbiamo calcolato un budget di mille euro al mese, e non è che viviamo come eremiti".


Tutto grazie a un benzinaio. Sulla barca Stefano ha installato dei pannelli fotovoltaici e una pala eolica. "Una volta azzerate le spese fisse, automobile, riscaldamento, elettricità, il costo della vita crolla drasticamente". E poi: "Quando avremo finito i soldi cercheremo dei lavoretti. Io penso che una persona collegata con il mondo possa trovare lavoro ovunque vada". Tutto è cominciato grazie al loro benzinaio di fiducia: "Una mattina mi disse che stava pensando di mollare tutto e andare in Sudamerica — racconta Stefano —. Solo che lo fece in maniera molto pratica: mi spiegò nel dettaglio come pensava di vendere la casa, i mobili, l’automobile. Per la prima volta cambiare vita mi è parsa una possibilità concreta". 



"Se ce l'ha fatta mia figlia...". Talmente concreta che hanno deciso di realizzarla: hanno comprato la prima barca cinque anni fa, vendendo il camper, e a luglio hanno salpato l’ancora da Marina di Ravenna. "Da quando avevo sedici anni ho sempre fatto uno o due lavori — spiega Stefano —, ero arrivato a un punto in cui il rodimento di fegato era maggiore del godimento". Poi c’era l’esempio della figlia maggiore, Silvia, 23enne, che da quando ha finito il liceo gira per il mondo. "Ho pensato: se ce la fa una ragazzina che si perde in piazza Maggiore, non ce la posso fare io?". Silvia in piazza Maggiore si perse per davvero, ma "quando fa le cose in grande se la cava benissimo"; ora ha scritto un libro e un ebook, ed è appena ripartita per l’Olanda. Mamma e papà sono partiti insieme alla più piccola, Daniela, che quest’anno fa la maturità. "Saremmo dovuti partire tra un anno — continua Stefano — ma Daniela ha insistito per venire con noi, e allora abbiamo anticipato. Le ha fatto molto bene". La sua nuova classe, a Trapani, ha organizzato una festa in onore della nuova compagna galleggiante e sono venuti a trovarla sulla barca. "Ora a scuola va benissimo, è meno stressata, e non è che il programma sia più facile che a Bologna".



Un tramonto al giorno dal porto di Trapani. È la loro qualità di vita ad essere migliorata. "Prima eravamo legati a tante cose superflue. Mollare tutto è più facile di quanto si creda, basta cogliere le occasioni giuste". Dalla barca hanno cambiato prospettiva: "Qui viviamo con ritmi completamente diversi, l’impatto con la natura è piuttosto violento, molto appagante. Non è che ti vengono quelle finte voglie, come il cellulare, i vestiti...". Piuttosto, hanno rivalutato l’importanza dei tramonti, uno al giorno: "Il sole nel porto di Trapani cala all’incrocio tra il mar Mediterraneo e il mar Tirreno". I ricordi li hanno infilati in tasca insieme al passaporto, viaggiano leggeri. "Si parte dal non sapere quale maglione lasciare a casa e si finisce per non portarne neppure uno, tanto farà caldo — scrive Antonella nel blog —. Per i ricordi è un po’ più dura, ma ce n’è sempre uno che può stare in tasca". La prossima meta non l’hanno ancora stabilita, partiranno dopo la maturità di Daniela. Forse la Spagna, o la Turchia, o l’America, "ci vogliono una ventina di giorni dalla Spagna». O magari la Tunisia. «Abbiamo l’invito di un capitano a Monastir...". Oppure chissà. Tanto, più della meta «è importante il viaggio». 



di CATERINA GIUSBERTI, 07 gennaio 2015



  



Fonte: repubblica.it

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