20/11/12

☼ Viaggiare ✫☾❧ Thomas Stearns Eliot




Solo chi rischia di andare troppo lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare.

Thomas Stearns Eliot 


16/11/12

✿ Naturopatia ツ - Yoga, saluto al sole




Yoga e Saluto al Sole, Più energia e meno stress ogni giorno


Lo stress è una componente essenziale nella vita di un essere umano. E' la risposta fisiologica dell'organismo alle sollecitazioni cui siamo sottoposti ogni giorno, a livello personale, lavorativo, relazionale.


Questo adattamento agli stimoli esterni si traduce in reazioni neuropsichiche, fisico-locomotorie, ormonali, emotive, grazie 
alle quali è possibile modificare o l'ambiente circostante, o il proprio modo di porsi di fronte ad esso.


Nella società contemporanea risulta difficile la gestione dello stress e non esserne sopraffatti. E' quasi impossibile data la gigantesca mole di input che ci urtano ogni istante: luci, neon, rumori, suoni ad alto volume, ordini, compiti da eseguire, relazioni non sempre ideali.


L'importanza di possedere degli strumenti efficaci nella gestione dello stress


Lo Yoga ci offre una pratica molto antica e allo stesso tempo molto efface, per riscaldare, allenare e sciogliere tutti i muscoli del corpo. 


Il Saluto al sole ( in sanscrito Surya Namaskara) è una pratica completa che scioglie la colonna vertebrale, allunga le membra e rafforza tutto il corpo. E' inoltre praticabile a qualunque età, donando a chiunque calma e interna e vigore a chiunque lo pratichi con costanza.


Si compone di una serie di movimenti in sequenza combinati con la respirazione. E' un esercizio che riempie il corpo di energia ed aiuta a controllare il respiro, perchè a ogni movimento sono abbinate un'inspirazione e un'espirazione.


Benefici del Saluto al Sole


Il Saluto al Sole è una pratica molto utile nella gestione dello stress perchè agisce su molti livelli:


Sistema nervoso

La colonna vertebrale viene allungata e compressa, stimolando la circolazione in tutto il midollo spinale e in tutti i plessi nervosi. Vengono inoltre tonificati i flussi nervosi che vanno a stimolare gli organi interni.


Sistema Respiratorio

La respirazione quotidiana dell'uomo di oggi appare più simile all'apnea che a una generosa immissione di ossigeno nei polmoni che diventano pieni di depositi stagnanti di aria viziata, di biossido di carbonio e di gas tossici.


La respirazione profonda, ritmica e sincronizzata del Surya Namaskara vuota completamente i polmoni e li riempie di aria fresca, pulita ed ossigenata. Malattie respiratorie ed eccesso di muco possono essere eliminati.


Sistema circolatorio

Surya Namaskara migliora la circolazione cardiaca, ma senza sforzo come negli esercizi di ginnastica. Ne risulta un migliore flusso sanguigno che accelera l’eliminazione dei materiali di rifiuto e introduce ossigeno fresco e nutrimento per tutte le cellule.


I muscoli cardiaci vengono rinforzati e i vasi sanguigni del cuore, le arterie coronarie, vengono stimolate a moltiplicarsi, migliorando la circolazione e riducendo la possibilità di un attacco di cuore.


Sistema digestivo

L'allungamento e la compressione dell'intestino tonificano il sistema digestivo massaggiando e stimolando completamente tutti gli organi addominali. L'assimilazione del cibo sarà più rapida


Sistema urinario

Con Surya Namaskara la colonna vertebrale ed i muscoli del dorso vengono mossi in modo tale da premere e massaggiare gentilmente i reni, stimolandon
e la funzione ed aumentando il flusso di sangue che li attraversa.


Il saluto al Sole: praticamente


POSIZIONE 1- Partiamo eretti con i piedi paralleli leggermente divaricati. Le mani sono giunte davanti allo sterno

POSIZIONE 2- Inspirando apriamo le braccia lateralmente e le portiamo su unendo i palmi delle mani, lo sguardo in direzione dei pollici 


POSIZIONE 3- Espirando flettiamo il busto e portiamo le mani al pavimento o alle caviglie


POSIZIONE 4- Tenendo entrambe le mani ferme accanto ai piedi, piegando il ginocchio sinistro si estende indietro la gamba destra. Le dita del piede destro e il ginocchio toccano il pavimento. Portando il bacino in avanti si inarca la colonna guardando in alto. Le mani mantengono l’equilibrio del corpo mentre inspirando si solleva il torace in avanti e verso l’alto


POSIZIONE 5-Portando il piede sinistro accanto al destro, si sollevano i glutei e la testa si trova fra le braccia in modo che il corpo assuma la forma di un triangolo rispetto al pavimento. Si Espira completamente ed in apnea si passa alla posizione successiva

POSIZIONE 6- Si mantiene l’apnea e piegando le ginocchia sul pavimento si portano il torace e il mento al pavimento, tenendo il bacino sollevato da terra. Le mani, il mento, il torace, le ginocchia e le dita dei piedi toccano il pavimento e la colonna vertebrale è arcuata

POSIZIONE 7- espirando e mantenendo le braccia e le gambe distese, si fa leva sulle spalle sollevando il bacino ed i glutei, si abbassa la testa e si riprende la posizione n. 5


POSIZIONE 8- inspirando si porta la gamba sinistra in avanti collocando il piede fra le mani, contemporaneamente si porta il ginocchio destro giù al pavimento spingendo il bacino in avanti. Inarcando la colonna vertebrale si guarda in alto per poi riprendere la posizione n. 4


POSIZIONE 9- Espirando si porta il piede destro accanto al sinistro.


POSIZIONE 10- Allungando le gambe ci si flette in avanti sollevando i glutei avvicinando la fronte alle ginocchia. Le mani rimangono sul pavimento accanto ai piedi. Questa è come la posizione n. 3

POSIZIONE 11- Inspirando si solleva il tronco allungando le braccia sopra la testa inarcando la schiena come nella posizione n. 2.


POSIZIONE 12- Espirando si raddrizza tutto il corpo e ritrovando la posizione di equilibrio iniziale si portano le mani giunte al petto


Note: questo costituisce mezzo ciclo del surya namaskar. Per completare l’altra metà , vengono eseguiti gli stessi movimenti, la sola variazione è che la gamba sinistra viene portata indietro nella posizione n. 4 e la gamba destra viene portata in avanti nella posizione n. 9. Così un ciclo completo consiste di 24 movimenti, due serie di dodici, dando equilibrio ad ogni lato del corpo in ogni mezzo ciclo.


Non sforzatevi di eseguire perfettamente le posizioni: ogni movimento dovrà essere rilassato e ritmato, concentrandosi sull'armonia e la fluidità della sequenza di movimento in accordo con il ritmo del respiro (inspirazione/espirazione).


I benefici saranno proporzionali alla costanza con cui ci si applica! 





✿ Naturopatia ツ - Ayurveda





A quei tempi i guru hanno insegnato che se la scienza viene seguita solo per fini economici è una perdita di tempo. La ricchezza guadagnata attraverso la medicina è sempre contaminata poichè proviene dalla sofferenza degli altri. Quindi deve essere praticata con compassione ed umiltà. Senza avidità ed egoismo. Per questo i guru esaminano la mente e la natura degli studenti prima di accettarli come discepoli.

Tratto dal documentario Ayurveda: arte di vivere, arte di guarire 






L'ayurveda (in sanscrito: आयुर्वेद) è la medicina tradizionale utilizzata in India fin dall'antichità, diffusa ancora oggi nel sub-continente più della medicina occidentale. Ayurveda è una parola composta da ayur, durata della vita o longevità e veda conoscenza rivelata. Molti traducono erroneamente l'ayurveda come scienza della vita. In realtà è un sistema medico molto vasto e complesso comprendente aspetti di prevenzione, oltre che di cura, che permetterebbero, se applicati rigorosamente, di vivere più a lungo, migliorare la propria salute e rispettare il proprio corpo. Viene citata per la prima volta nel Caraka Samhita, un trattato di 500 principi medicinali compilato durante il regno dell'imperatore Kanishka
È attualmente annoverata dall'Unione Europea e dalla maggior parte degli Stati membri tra le medicine non convenzionali la cui erogazione è consentita da parte di medici qualificati.
Antico e complesso sistema, si è sviluppato nella sua forma attuale attraverso millenni di ricerche e sforzi innovativi. L'ayurveda si occupa da tutti i punti di vista del benessere dell'uomo, nel suo aspetto fisico, psichico e spirituale e si occupa delle patologie tanto quanto dello stato di salute normale. Lo scopo è quello di aiutare i malati a curarsi, e le persone sane a mantenere il proprio benessere e prevenire le malattie.
I principi medicinali utilizzati sono, in genere, minerali, metalli purificati e combinati con acidi fulvici ed erbe, in forma di polveri, pastiglie, infusi ecc. La maggior parte è di natura fitoterapica, come l'Amalaki (emblica officinalis), il Trikatu, un composto di tre erbe, zenzero, pepe e pippali (piper longum), Haridra (curcuma), Brahmi (Bacopa Monnieri), Tulasi (Ocimum sanctum), Erand (Ricinus communis), Guduchi (Tinospora cordifolia), Kumari (aloe), Gokshur (tribulus terrestris). Ogni medicinale ha una specifica modalità di utilizzo, perché agisca alla sua massima efficacia.

Origini mitologiche

Le origini dell'ayurveda sono intrise della ricca mitologia indiana. Si ritiene infatti che l'ayurveda, la "scienza della vita", risalga a Brahma, creatore dell'universo. Costui fece dono del sistema ayurvedico a Daksa Prajapati e da questi agli Asvin, ed infine da loro ad Indra, signore degli dei vedici. Da Indra infine l'ultimo passaggio ai suoi 4 discepoli, Bharadvaja, Atreya, Kasyapa e Dhanvantari. Nella Caraka Samhita, nei primi capitoli, è narrata la storia dell'origine mitica dell'ayurveda.

Origini storiche

Le origini storiche dell'ayurveda si perdono indietro nei secoli, addirittura in un'epoca precedente al ritrovamento di documenti scritti che certifichino la sua esistenza. Si tende a datare infatti le origini storiche dell'ayurveda a ritroso fino a 6000 anni fa, sebbene le prime versioni scritte dei Veda, alla base dell'ayurveda, risalgano a circa 1500 anni fa. È opinione condivisa infatti che come per molte altre tradizione ed opere, anche per l'ayurveda e per i Veda, ci sia stata una capillare diffusione orale prima della sistemizzazione in forma scritta.

I dosha

Secondo l'Ayurveda il corpo fisico è pervaso da tre dosha (energie vitali) in proporzioni diverse. Questi determinano tramite il loro stato di equilibrio o squilibrio rispetto alla costituzione individuale (prakriti) lo stato di benessere o malattia dell'individuo. Ogni dosha è composto da due elementi (panca-mahabhutani) ed ha determinate qualità (guna) che li caratterizzano.

I tre dosha sono:

Vata
composto da spazio (akasha) e aria (vayu), è il principio del movimento, legato a tutto ciò che è movimento nel corpo (sistema nervoso, respirazione, circolazione sanguigna..). Le sue qualità sono: freddezza, secchezza, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, durezza, ruvidezza e fluidità. La sua sede principale è il colon ed i suoi 5 sub-dosha sono: Prana, Udana, Samana, Apana e Vyana.

Pitta
composto da fuoco (tejas) e acqua (jala), è il dosha legato alla trasformazione, alla digestione intesa sia a livello fisico (stomaco, fuoco digestivo detto anche agni) che mentale (elaborazione delle emozioni). Le sue qualità sono: caldo, untuoso, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, morbidezza, levigatezza, chiarezza e fluidità. La sua sede principale è l'intestino tenue ed i suoi 5 sub-dosha sono: Pacaka, Ranjaka, Sadhaka, Alochaka e Bhrajaka.

Kapha
composto da acqua (jala) e terra (prithvi), è il dosha legato alla coesione, al tener unito, è proprio dei fluidi corporei, lubrifica e mantiene il corpo solido ed uniforme. Le sue qualità sono: freddezza, umidità, pesantezza, grossolanità, stabilità, opacità, morbidezza, levigatezza e densità. I suoi cinque sub-dosha sono: Kledaka, Avalambaka, Bodhaka, Tarpaka e Slesaka.
I dosha consentono di classificare le tendenze psico-fisiche presenti nel corpo e le disfunzioni che ne possono derivare. Secondo l'ayurveda le patologie nascono quando si vengono a creare degli squilibri nei dosha (vikriti); l'individuazione degli squilibri in un dosha, corrispondente alla diagnosi, conducono a trovare i rimedi per ristabilirne lo stato di equilibrio individuale (prakriti) e quindi la guarigione. Le principali cause di squilibrio dei dosha sono tre:
il prajna-aparadha, ovvero l'errore dell'intelletto che si concretizza nel ripetere azioni, tenere atteggiamenti che, pur sapendo intrinsecamente sbagliati, vengono perpetuati in nome di desideri o pulsioni materiali;
il kala-parinama, ovvero le oscillazioni dei dosha all'interno del giorno, delle stagioni e della vita;
l'asatmyendriyartha-samyoga, ovvero l'errato uso dei sensi, intendendo con questo un uso improprio in eccesso o difetto dei sensi.

Terapie ayurvediche

Per terapie ayurvediche si intendono tutte quelle tecniche volte a riequilibrare l'equilibrio dei dosha, lavorando quindi sullo stato di vikriti al fine di ripristinare la prakriti dell'individuo. Alle diverse sostanze da assumere, l'ayurveda affianca esercizi differenti secondo lo stato di salute, tipicamente posizioni yoga e tecniche di respirazione profonda.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


L'Ayurveda - Come si pratica, la storia e le origini


Già nel IV millenio a.C. l’Ayurveda è utilizzata come medicina tradizionale in India ed è diffusa più della medicina occidentale. Il termine Ayurveda è composto da “ayu” traducibile come “vita” ossia una combinazione di quattro elementi: il corpo, gli organi dei sensi, la mente e l’anima; e “veda” che significa “conoscenza”. Il tutto esprimibil
e come “scienza della vita”. Compare per la prima volta nel Charaka Samhita, un trattato risalente al 1000 a.C. circa scritto sotto il regno dell'imperatore Kanishka in cui sono riportati 500 principi medicinali. La definizione completa viene esposta così: "Si definisce Ayurveda la scienza che descrive gli stati della vita vantaggiosi e quelli sfavorevoli, insieme a ciò che è buono e ciò che è nocivo per la vita, che tratta della lunghezza della vita e della vita stessa”. Nel Charaka Samhita viene decritta l’origine di questa scienza e si narra che quando sulla terra comparvero le malattie a rendere difficile il corso della vita di ogni essere vivente.


Così un gruppo di saggi provenienti da ogni angolo della terra, mossi da compassione per tutte le creature, si riunirono in un luogo propizio ai piedi della catena himalayana per studiare un rimedio. Insieme entrarono in meditazione e ricevettero l’aiuto di Indra, il Signore degli Dei, che li avrebbe lasciato la conoscenza per poter contrastare le malattie. Tutti decisero di inviare Bharadvaja, al cospetto di Indra per imparare l’Ayurveda. Al suo ritorno Bharadvaja tramandò il suo sapere sull’Ayurveda ad Atreya il quale ebbe sei discepoli. Ognuno di essi scrisse un trattato di Ayurveda. La maggior parte di quei trattati è andata perduta. Solo una parte dell’opera di Agnivesa giunse fino ai giorni nostri sotto il nome di “Charaka Samhita”. Attualmente è inserita, dall’Unione Europea e dalla maggior parte degli Stati membri, tra le medicine non convenzionali la cui somministrazione è consentita previa autorizzazione da parte di medici qualificati. L’Ayurveda è una scienza che si prefigge di raggiungere il benessere psicofisico spirituale globale. Quindi curare chi è malato e cercare di mantenere in salute le persone normali. I principali elementi su cui sui basa l’Ayurveda sono, in genere: minerali, metalli purificati e combinati con acidi fulvici ed erbe, in forma di polveri, pastiglie, infusi etc. Ogni medicinale ha delle specifiche modalità di utilizzo, affiché possa agire con la massima efficacia. L’Ayurveda sostiene che il corpo fisico è pervaso da tre “dosha” o energie vitali in varie proporzioni. Questi possono determinare sia uno stato di benessere che di malattia dell'individuo derivante dal loro stato di equilibrio o squilibrio rispetto alla costituzione individuale definita con la parola “prakriti”. Ogni dosha è costituito da due elementi chiamati “panca-mahabhutani” ed ha determinate qualità le cosidette “guna” che li caratterizzano. Individuare tali squilibri, ovvero effettuare la “diagnosi”, aiuta a trovare i rimedi per ristabilire lo stato di salute più equilibrato che conduce infine alla guarigione. Insieme alle diverse sostanze da assumere, l’Ayurveda si appogia, a secondo dei differenti stati di salute, ad altri esercizi, come le tipiche posizioni yoga coadiuvate da tecniche di respirazione profonda.




15/11/12

Fryderyk Chopin, Notturno n° 1 - Mare ><((((º> Video di Vittorio Zanini







Uomo libero, amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima nel volgersi infinito dell’onda che rotola e il tuo spirito è un abisso altrettanto amaro.

Charles Baudelaire

14/11/12

L’uomo e il mare, Charles Baudelaire





Uomo libero, sempre tu amerai il mare! Il mare è il tuo specchio; tu miri,
nello svolgersi infinito delle sue onde, la tua anima.
Il tuo spirito non è abisso meno amaro.
Ti compiaci a tuffarti entro la tua propria immagine; tu l'abbracci con gli occhi e con le braccia, e il tuo cuore si distrae alle volte dal suo battito
al rumore di questo lamento indomabile e selvaggio.

Siete entrambi a un tempo tenebrosi e discreti: uomo, nessuno ha mai misurato la profondità dei tuoi abissi; mare, nessuno conosce le tue ricchezze segrete,
tanto siete gelosi di conservare il vostro mistero.

E tuttavia sono innumerevoli secoli che vi combattete senza pietà né rimorsi,
talmente amate la carneficina e la morte, eterni lottatori, fratelli.


L’uomo e il mare, Charles Baudelaire 


Home in Italiano - Completo



Viviamo un periodo determinante. Gli scienziati ci dicono che abbiamo 10 anni per cambiare i nostri stili di vita, per evitare d' esaurire le risorse naturali ed impedire un'evoluzione catastrofica del clima della terra. Il progetto Home 2009 è firmato dal fotografo Yann Arthus-Bertran e realizzato per la ricorrenza dell’Earth Day 2009 in collaborazione con Luc Besson. Il lungometraggio Home vuole essere una fotografia dello stato di salute del pianeta e dei problemi cui l'umanità deve fare fronte.

❀ Sahara ღ❤ Mahmoudan Hawad, scrittore e pittore tuareg



Io vago errante, io sono folle, nudo,
elegante, faccio smorfie, sorridente
dietro la polvere della carovana
che risale dal deserto verso l’oasi
dove sgorgano le sorgenti dell’Unità.
O mie cavalcature
nate il mio stesso giorno,
io ho lasciato le provviste per il viaggio
a quelli che non sanno fare a meno
del latte della loro madre.
La mia ombra si moltiplica
nello specchio dei miraggi.
Sete.
Mi sfiora il volteggio
delle aquile dell’ultimo respiro.
Il sole calante arrossa
i miei orizzonti.
Sangue.
Io non ho paura della morte,
non ammiro affatto la vita.
Niente mi turba, tranne queste piccole farfalle
svanite sulla loro rosa d’amore.
Non c’è per me altro punto d’arrivo
che la stella della mia follia.
Quando il velo della fatica mi avvolgerà
io cadrò sulla sabbia,
granello tra i granelli.
Come guanciale
la mia mano che rivela
i sogni di prima ch’io esistessi.
Come compagno
il silenzio in cui trova riparo
il respiro di ogni creatura.
Di scritti e di parole
io non conosco l’ombra,
perché mia madre non m’ha insegnato altro
che interpretare l’incresparsi della sabbia
dove scompaiono la tracce di ogni vita.
Un tetto io non ce l’ho
per poterlo rimpiangere.
La tenda della realtà
si trova oltre il bivacco delle stelle
che corrono verso altre vie lattee.
Il giorno in cui tremerà la terra
chi si trova abbandonato al suolo
si rialzerà.
Quando il mio corpo cadrà sfinito
seppellitelo laggiù, sotto la duna,
il midollo farà da humus.
La mia anima partirà gridando come un cammello
verso gli oceani
di cui nessuno custodisce gli accessi.

Mahmoudan Hawad, scrittore e pittore tuareg

12/11/12

Pier Paolo Pasolini, La voce di Pasolini - Che paese meraviglioso era l’Italia …






Che paese meraviglioso era l'Italia durante il periodo del fascismo e subito dopo! La vita era come la si era conosciuta da bambini, e per venti trent'anni non è più cambiata: non dico i suoi valori — che sono una parola troppo alta e ideologica per quello che voglio semplicemente dire — ma le apparenze parevano dotate del dono dell'eternità: si poteva appassionatamente credere nella rivolta o nella rivoluzione, che tanto quella meravigliosa cosa che era la forma della vita, non sarebbe cambiata. Ci si poteva sentire eroi del mutamento e della novità, perché a dare coraggio e forza era la certezza che le città e gli uomini, nel loro aspetto profondo e bello, non sarebbero mai mutati: sarebbero giustamente migliorate soltanto le loro condizioni economiche e culturali, che non sono niente rispetto alla verità preesistente che regola meravigliosamente immutabile i gesti, gli sguardi, gli atteggiamenti del corpo di un uomo o di un ragazzo. Le città finivano con grandi viali, circondati da case, villette o palazzoni popolari dai «cari terribili colori» nella campagna folta: subito dopo i capolinea dei tram o degli autobus cominciavano le distese di grano, i canali con le file dei pioppi o dei sambuchi, o le inutili meravigliose macchie di gaggie e more. I paesi avevano ancora la loro forma intatta, o sui pianori verdi, o sui cucuzzoli delle antiche colline, o di qua e di là dei piccoli fiumi.
La gente indossava vestiti rozzi e poveri (non importava che i calzoni fossero rattoppati, bastava che fossero puliti e stirati); i ragazzi erano tenuti in disparte dagli adulti, che provavano davanti a loro quasi un senso di vergogna per la loro svergognata virilità nascente, benché così piena di pudore e di dignità, con quei casti calzoni dalle saccocce profonde; e i ragazzi, obbedendo alla tacita regola che li voleva ignorati, tacevano in disparte, ma nel loro silenzio c'era una intensità e una umile volontà di vita (altro non volevano che prendere il posto dei loro padri, con pazienza), un tale splendore di occhi, una tale purezza in tutto il loro essere, una tale grazia nella loro sensualità, che finivano col costituire un mondo dentro il mondo, per chi sapesse vederlo. È vero che le donne erano ingiustamente tenute in disparte dalla vita, e non solo da giovinette. Ma erano tenute in disparte, ingiustamente, anche loro, come i ragazzi e i poveri. Era la loro grazia e la loro umile volontà di attenersi a un ideale antico e giusto, che le faceva rientrare nel mondo, da protagoniste. Perché cosa aspettavano, quei ragazzi un po' rozzi, ma retti e gentili, se non il momento di amare una donna? La loro attesa era lunga quanto l'adolescenza — malgrado qualche eccezione ch'era una meravigliosa colpa — ma essi sapevano aspettare con virile pazienza: e quando il loro momento veniva, essi erano maturi, e divenivano giovani amanti o sposi con tutta la luminosa forza di una lunga castità, riempita dalle fedeli amicizie coi loro compagni.
Per quelle città dalla forma intatta e dai confini precisi con la campagna, vagavano in gruppi, a piedi, oppure in tram: non li aspettava niente, ed essi erano disponibili, e resi da questo puri. La naturale sensualità, che restava miracolosamente sana malgrado la repressione, faceva sì che essi fossero semplicemente pronti a ogni avventura, senza perdere neanche un poco della loro rettitudine e della loro innocenza.
Anche i ladri e i delinquenti avevano una qualità meravigliosa: non erano mai volgari. Erano come presi da una loro ispirazione a violare le leggi, e accettavano il loro destino di banditi, sapendo, con leggerezza o con antico sentimento di colpa, di essere in torto contro una società di cui essi conoscevano direttamente solo il bene, l'onestà dei padri e delle madri: il potere, col suo male, che li avrebbe giustificati, era così codificato e remoto che non aveva reale peso nella loro vita.
Ora che tutto è laido e pervaso da un mostruoso senso di colpa — e i ragazzi brutti, pallidi, nevrotici, hanno rotto l'isolamento cui li condannava la gelosia dei padri, irrompendo stupidi, presuntuosi e ghignanti nel mondo di cui si sono impadroniti, e costringendo gli adulti al silenzio o all'adulazione — è nato uno scandaloso rimpianto; quello per l'Italia fascista o distrutta dalla guerra. I delinquenti al potere — sia a Roma che nei municipi della grande provincia campestre — non facevano parte della vita: il passato che determinava la vita (e che non era certo il loro idiota passato archeologico) in essi non determinava che la loro fatale figura di criminali destinati a detenere il potere nei paesi antichi e poveri.

Pier Paolo Pasolini, La voce di Pasolini

Pier Paolo Pasolini, Aboliamo la tv e la scuola dell'obbligo




Che cos'è che ha trasformato i proletari e i sottoproletari italiani, sostanzialmente, in piccolo borghesi, divorati, per di più, dall'ansia economica di esserlo? Che cos'è che ha trasformato le masse dei giovani in masse di criminaloidi? L'ho detto e ripetuto ormai decine di volte: una seconda rivoluzione industriale che in realtà in Italia è la prima; il consumismo che ha distrutto cinicamente un mondo reale, trasformandolo in una totale irrealtà, dove non c'è più scelta possibile tra male e bene. Donde l'ambiguità che caratterizza i criminali e la loro ferocia, prodotta dall'assoluta mancanza di ogni tradizionale conflitto interiore. Non c'è stata in loro scelta tra male e bene, ma una scelta tuttavia c'è stata; la scelta dell'impietrimento, della mancanza di ogni pietà.


Pier Paolo Pasolini, Aboliamo la tv e la scuola dell'obbligo - Corriere della Sera, 18 ottobre 1975

Pier Paolo Pasolini, "Consumismo, genocidio delle culture"



"[---] Dirò subito, e l'avrete già intuito, che la mia tesi è molto più pessimistica, più acremente e dolorosamente critica di quella di Napolitano. Essa ha come tema conduttore il genocidio: ritengo cioè che la distruzione e sostituzione di valori nella società italiana di oggi porti, anche senza carneficine e fucilazioni di massa, alla soppressione di larghe zone della società stessa. Non è del resto un'affermazione totalmente eretica o eterodossa. C'è già nel Manifesto di Marx un passo che descrive con chiarezza e precisione estreme il genocidio ad opera della borghesia nei riguardi di determinati strati delle classi dominate, soprattutto non operai, ma sottoproletari o certe popolazioni coloniali. Oggi l'Italia sta vivendo in maniera drammatica per la prima volta questo fenomeno: larghi strati, che erano rimasti per così dire fuori della storia -la storia del dominio borghese e della rivoluzione borghese- hanno subito questo genocidio, ossia questa assimilazione al modo e alla qualità di vita della borghesia. Come avviene questa sostituzione di valori? Io sostengo che oggi essa avviene clandestinamente, attraverso una sorta di persuasione occulta. Mentre ai tempi di Marx era ancora la violenza esplicita, aperta, la conquista coloniale, l'imposizione violenta, oggi i modi sono molto più sottili, abili e complessi, il processo è molto più tecnicamente maturo e profondo. I nuovi valori vengono sostituiti a quelli antichi di soppiatto, forse non occorre nemmeno dichiararlo dato che i grandi discorsi ideologici sono pressoché sconosciuti alle masse (la televisione, per fare un esempio su cui tornerò, non ha certo diffuso il discorso di Cefis agli allievi dell'Accademia di Modena).
(...) Ecco l'angoscia di un uomo della mia generazione, che ha visto la guerra, i nazisti, le SS, che ne ha subito un trauma mai totalmente vinto. Quando vedo intorno a me i giovani che stanno perdendo gli antichi valori popolari e assorbono i nuovi modelli imposti dal capitalismo, rischiando così una forma di disumanità, una forma di atroce afasia, una brutale assenza di capacità critiche, una faziosa passività, ricordo che queste erano appunto le forme tipiche delle SS: e vedo così stendersi sulle nostre città l'ombra orrenda della Croce uncinata. Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all'angoscia che la produce non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, parlare. 


Pier Paolo Pasolini: "Il genocidio degli italiani": tratto da: Il Sabato, 24.04.1993, n. 17, pag. 3.: 

11/11/12

Il discorso tipico dello schiavo, Silvano Agosti




Uno degli aspetti più micidiale dell'attuale cultura, è di far credere che sia l'unica cultura.. invece è semplicemente la peggiore.

Bèh gli esempi sono nel cuore di ognuno.. per esempio il fatto che la g
ente vada a lavorare sei giorni alla settimana è la cosa più pezzente che si possa immaginare.

Come si fa a rubare la vita agli esseri umani in cambio del cibo, del letto, della macchinetta..

Mentre fino ad ieri credevo che mi avessero fatto un piacere a darmi un lavoro, da oggi penso:
"Pensa questi bastardi che mi stanno rubando l'unica vita che ho, perché non ne avrò un'altra, c'ho solo questa.. e loro mi fanno andare a lavorare 5 volte.. 6 giorni alla settimana e mi lasciano un miserabile giorno.. per fare cosa? come si fa in un giorno a costruire la vita?!"

Allora, intanto uno non deve mettere i fiorellini alla finestra della cella della quale è prigioniero perché sennò anche se un giorno la porta sarà aperta lui non vorrà uscire..

Deve sempre pensare, con una coscienza perfetta: "Questi stanno rubandomi la vita, in cambio di due milioni e mezzo al mese, bene che vada, mentre io sono un capolavoro il cui valore è inenarrabile"

Non capisco perché un quadro di Van Gogh debba valere 77 miliardi e un essere umano due milioni e mezzo al mese, bene che vada.
Secondo me, poi, siccome c'è un parametro che, con le nuove tecnologie, i profitti sono aumentati almeno 100 volte.. e allora il lavoro doveva diminuire almeno 10 volte! Invece no! L'orario di lavoro è rimasto intatto. Oggi so che che mi stanno rubando il bene più prezioso che mi è stato dato dalla Natura. Pensa alla cosa più bella che la Natura propone, che è quella di, mettiamo, di fare l'amore, no?!

Immagina che tu vivi in un sistema politico, economico e sociale dove le persone sono obbligate, con quello che le sorveglia, a fare l'amore otto ore al giorno.. sarebbe una vera tortura.. e quindi perché non dovrebbe essere la stessa cosa per il lavoro che non è certamente più gradevole di fare l'amore, no?! Per esempio il fatto che la gente vada a lavorare sei giorni alla settimana.. certo c'ho il mitra alla nuca.. lo faccio, perché faccio il discorso: "Meglio leccare il pavimento o morire?"
"Meglio leccare il pavimento" ma quello che è orrendo in questa cultura è che "leccare il pavimento" è diventata addirittura una aspirazione, capisci?

Ma è mostruoso che il tipo debba andare a lavorare 8 ore al giorno e debba essere pure grado a chi gli fa leccare il pavimento, capisci?
Tutto ciò è "oggettivamente" mostruoso, ma la dove la coscienza produce coscienza, tutto ciò è "effettivamente" mostruoso..

"SI VABBE' MA ORMAI E' IRREVERSIBILE LA SITUAZIONE"

Si, tu fai giustamente un discorso in difesa di chi ti opprire, perché è il tipico dello schiavo, no?! Il vero schiavo.. il vero schiavo difende il padrone, mica lo combatte. Perché lo schiavo non è tanto quello che ha la catena al piede quanto quello che non è più capace di immaginarsi la libertà.

Ma rispetto a quello che tu mi hai detto adesso: quando Galileo ha enunciato che era la Terra a girare intorno al Sole, ci sarà sicuramente stato qualcuno come te, che gli avrà detto: "Eh si! sono 22 secoli che tutti dicono che è il Sole che gira intorno, mò arrivi te a dire questa stronzata.. e come farai a spiegarlo, a tutti gli esseri umani?" e lui: "Non è affar mio, signori.."

"Allora guarda, noi intanto ti caliamo in un pozzo e ti facciamo dire che non è vero, così tutto torna nell'ordine delle cose".. hai capito? Perché tutto l'Occidente vive in un'area di beneficio perché sta rubando 8/10 dei beni del resto del Mondo. Quindi non è che noi stiamo vivendo in un regime politico capace di darci la televisione, la macchina.. no.

E' un sistema politico che sa rubare 8/10 a 3/4 di Mondo e da un pò di benessere a 1/4 di Mondo, che siamo noi..

quindi, signori miei, o ci si sveglia.. o si fa finta di dormire.. o bisogna accorgersi che siete tutti morti..

Silvano Agosti, Il discorso tipico dello schiavo

Se questo è un uomo, Silvano Agosti




L’uomo viene al mondo e la prima cosa che fa l’essere umano venendo al mondo ha uno sguardo stupito su questa realtà e la ama da subito, poi quello che accadrà lo saprà purtroppo fin dall’infanzia, accadrà che lui verrà 
negato come questo grande capolavoro della natura, questo imbattibile mistero che è l’essere umano verrà inesorabilmente, ferocemente smantellato e ridotto a un ruolo, diventerà un ragioniere, un alunno, un marito, un impiegato, un Papa, un Presidente etc., nella processione dei ruoli che tengono prigionieri tutti gli esseri umani. Va detto subito che per questo l’essere umano non è ancora riuscito a abitare questo pianeta. E’ fondamentale che tutti sappiano quali sono le gabbie micidiali che ogni forma di potere ha messo in atto per riuscire a demolire questo colosso di mistero che è l’essere umano. La prima gabbia è di allevarlo in un piccolo spazio, in un piccolo carcere che è l’appartamento, la casa. La seconda gabbia è di costringere, pensate quando lui ha solo bisogno di correre, di giocare, di essere sé stesso, di costringerlo a stare seduto per imparare niente meno che a scrivere, perché? Perché uno deve imparare a scrivere a 5/6 anni? Normalmente l’essere umano imparerebbe in modo davvero perfetto a scrivere se lo facesse approdando da solo a queste necessità, con il desiderio verso gli 11/12 anni, ma ciò che conta è di tenerlo bloccato, di non farlo giocare, correre, perché se lui giocasse, corresse fino ai 18 anni, dopo non si fermerebbe più per tutta la vita di giocare, di creare, di dimostrare la propria unicità, perché ogni essere che viene al mondo è unico e irripetibile come si sa, non solo nel Dna, non solo nell’impronta digitale ma in una creatività che se potesse esercitarla darebbe ogni volta una versione nuova, affascinante, immortale della realtà.

La terza gabbia, forse la più micidiale, è il lavoro, già comincia l’ossessione del lavoro verso i 13 anni, quando il ragazzetto dice “Ma a me non piace la scuola, non voglio andare…”, allora cominciano a dire “Guarda che se non prendi il diploma dopo non trovi il lavoro, guarda che se dopo non fai l’università è difficile che trovi il lavoro”, ma cosa significa trovare il lavoro? L’essere umano non ha bisogno di lavorare, ha bisogno di buon cibo, di un luogo asciutto dove dormire. Si potrebbe dare in regalo una casa a 7 miliardi di persone con 1/5 di ciò che si spende ogni anno per gli eserciti, le spese militari, per non parlare delle cose magnifiche che si potrebbero fare con tutti gli investimenti che si fanno nella droga, nelle prostitute, negli ospedali, quelli inutili, nelle carceri. Questa gabbia del lavoro pian piano convince purtroppo tutti che se non lavoreranno 8/9 ore al giorno, non potranno stare su questo pianeta e chi lavora 8/9 ore al giorno si sa benissimo può essere esistere, ma certamente non vivere! La cosa interessante è che gli apparati di potere che costringono gli esseri umani a questa convinzione assolutamente demenziale, che sia inevitabile lavorare 8/9 ore al giorno, persino adesso che le macchine stanno sostituendo dappertutto la fatica e l’essere umano potrebbe esprimersi finalmente nel lavoro, tanto più che da sempre chi lavora 3 ore al giorno e ne ha 21 per vivere, produttivamente è molto, molto più forte di uno che è costretto a lavorare 8/9 ore al giorno tutti i giorni, quindi in 3 ore capita che lui produce in modo fantastico ciò che mi compete.

Diciamo produrrebbe perché attualmente lavorare 3 ore al giorno saremmo forse in 5 o 6 in Europa, ma lavorare volentieri 3 ore al giorno, a scoprire che nelle altre 21 si inventano tante cose che rendono ancora più produttive quelle 3 ore lì e poi finalmente si conoscono i propri figli, poi finalmente non si è collegati con la terza micidiale gabbia che è la 3 bis e cioè la convivenza, il fatto che un essere che incontra una persona che ama, è costretto a convivere nella stessa piccola casa o grande casa è uguale, non avendo mai la possibilità di rasserenarsi, stando un po’ con sé stessa e scoprendo, soprattutto da parte delle donne, che il loro stare con il loro partner non nasce da un bisogno di affettività, ma da un bisogno edilizio, non hanno altro scelta, quindi stanno lì e questo spiega perché forse si dice: il 70% degli omicidi e delle violenze avvengono in questa 3 bis che è la convivenza all’interno della stessa casa.

L’abbiamo visto poco fa che basterebbe ridurre di 1/5 le spese militari per regalare una casa a 7 miliardi di persone e anche due pranzi caldi al giorno, poi c’è una gabbia ancora più feroce che è quella di svendere senza accorgersi, la propria creatività e cioè la propria visione del mondo, uno diceva “Ma che se ne fa uno di una visione del mondo?”. Come che se ne fa? L’umanità avrebbe 7 miliardi di diverse visioni della realtà, quindi un’immagine potentissima, straordinaria, qualcuno persino potrebbe osare dire: divina della realtà umana. Detto questo potrei anche non dire più nulla, ma mi interessa far capire che chi lavora due o tre ore è davvero così produttivo che merita uno stipendio maggiore di quello che gli viene dato con le 9 ore, perché si dà il caso che nella stragrande maggioranza il lavoratore percepisce 1/30 di quello che produce, anche se produce male, un lavoratore che prende 1.000 Euro al mese, vuole dire che come minimo ne produce 30.000, allora si tratterebbe semplicemente di capire che il destino di 7 miliardi di persone è nelle mani di un gruppo molto piccolo di persone, un gruppo forse non so, non oso dire il numero ma è sicuramente sotto i 100, i quali investono l’80 % di tutti i beni della Terra solo per difendere i propri privilegi e quali sono i loro privilegi? Quelli di giocare con il mondo, di decidere le guerre, di difendere il commercio delle armi, della droga, delle prostitute, soprattutto di un’informazione falsa, infingarda, nociva. Pensate che un ragazzotto di 21 anni nato a New York, pare che possa avere assistito a 130 mila omicidi alla televisione, la pedagogia della morte, perché voi noterete che dalla scritta sulle sigarette “questo prodotto ti uccide” fino a questa ossessiva narrazione di omicidi alla televisione, l’interesse centrale del piccolo nucleo di mostri che gestiscono il mondo, è regolare la mortalità, non produrre la vitalità, ma regolare la mortalità, allora per esempio si sono costruiti una valvola per cui ogni giorno muoiono 35 mila bambini di fame, naturalmente si potrebbe anche dire, girando un attimo il capo per non sentire il tanfo dello schifo, che in Italia si disturbano 400 mila tonnellate di cibo all’anno, perché scade!

Comunque dal 1960 a oggi sono morti circa 1 miliardo di bambini di fame, questo peso è su tutte le nostre coscienze, anche sulla coscienza di chi non lo sa e si esprime nel disagio profondo, viscerale che quasi tutto il mondo oggi avverte, si è globalizzato soprattutto il disagio e questo disagio dipende dall’obbligo di vivere su un pianeta che è tra i più straordinari che ci siano nell’universo intero. L’unico che appare azzurro dal cosmo, perché dovrebbe ospitare la vita e io auguro a questo pianeta e anche agli amici di Beppe Grillo di rifiutarsi da questo momento in poi per sempre, per qualsiasi ragione di scambiare l’esistenza con la vita, esistere non vuole dire vivere, vivere vuole dire assaporare l’eternità giorno dopo giorno, nascendo al mattino e morendo nel sonno la sera e risorgendo il giorno dopo!

Ecco il mio augurio, questo augurio ha un veicolo fondamentale, senza il quale svanisce, è nella parola forse più pregiudicata della storia del linguaggio umano, è nella parola “amore”. Costruitevi un territorio d’amore a qualsiasi costo, ma non un’aiuoletta piccolina con un alberello e una piccola fronda, ma un territorio che ospiti una foresta di sentimenti e allora sarà molto difficile contrabbandarvi il termine vita seppellendolo nella tomba dell’esistenza.

Silvano Agosti, Se questo ü un uomo

Vivere in 5 con 5 euro al giorno. Possibile!

Stefania Rossini vive a Pontevico. Mamma di tre bimbi e moglie di un operaio metalmeccanico, come ormai accade sempre più spesso, qualche anno fa ha perso il lavoro. Questo le ha imposto una riorganizzazione della sua vita, opera a cui si è dedicata con pratica lucidità, senza stravolgere troppo la propria esistenza.



Ha innanzitutto deciso di ripensare il suo modo di vivere in virtù del fare piuttosto che del comprare, dell’essere al posto dell’avere, e ha immaginato di confrontarsi con il modo di condurre la quotidianità dei propri nonni, certa che se sopravvivevano loro…

Così ha scovato desuete ricette e rispolverato antichi saperi per fare in casa tutto quanto possibile: detersivi, creme per viso e corpo, detergenti per la casa e la persona, vestiti, accessori. Decide di condividere queste sue nuove conoscenze e apre così,“natural-mente-stefy”, il suo blog.

Dal blog al libro il passo è stato breve e con il suo manuale tecnico-pratico Stefania ci aiuta a capire come poter “vivere in 5 con 5 euro al giorno”. L’abbiamo incontrata per capire quale sia il suo segreto.

Vivere in cinque con cinque euro al giorno. Ma come fate? Siete una famiglia extraterrestre?

Magari! No quello è il titolo che ha scelto la casa editrice e aveva lo scopo di stupire. Diciamo che questi 5 euro sono arrivati dopo un percorso di due anni. Un percorso fatto naturalmente e senza forzatura. Non era un obiettivo. Quando sono partita non avevo pensato ad una cifra precisa, ho cercato di migliorarmi ogni giorno di più. In questi due anni mi sono sforzata di imparare, di migliorare. Ho fatto l’orto, ho scovato nuove ricette per l’autoproduzione. Ad un certo punto ho deciso di fare due conti di quanto spendevo al mese e sono saltati fuori questi cinque euro. Una media giornaliera che comprende un po’ tutto come l’alimentazione, i detersivi per la casa e per l’igiene personale, il materiale scolastico e altre piccole cose. Questo è possibile perché con l’orto e con l’autoproduzione ci facciamo in casa quasi tutto quanto. Infatti, con la mia famiglia abbiamo deciso di investire per i prossimi trent’anni in una casa che avesse la possibilità di realizzare un orto. La casa ce la siamo costruita io e mio marito, invece di andare in vacanza o andare a mangiare la pizza, noi abbiamo investito nella casa.

Quindi niente di extraterrestre, ma tutto realmente umano.

Assolutamente niente di extraterrestre. Tutto umano e a misura d’uomo, certo bisogna mettersi in gioco parecchio nel senso che quanto stiamo facendo noi non è alla portata di tutti. Di sicuro uno che vive in centro a Milano o a Roma non può arrivare a questo, a parte che ha mille input di acquisto, poi comunque non ha l’orto. L’orto per noi è stato fondamentale. Non solo a livello economico ma anche a livello salutare.

Tuo marito è sicuramente un attore importante di questa tua “avventura”, ma come sei riuscita a coinvolgere i tuoi figli? In questi giorni stanno iniziando la scuola, non ti hanno chiesto la cartella o il diario griffati?

Li hanno, li hanno. E ci sono riuscita perché ho trovato tutto in baratto, oppure ho acquistato l’anno scorso dopo l’inizio della scuola. Sto infatti aspettando che inizi la scuola così posso andare al centro commerciale dove troverò zaini a 10 euro quando fino a pochi giorni fa costavano 60 euro. Abbiamo fatto così l’anno scorso con il diario, tre anni fa con la cartella: c’era una mamma che aveva una cartella usata una volta sola, era praticamente nuova, io l’ho scambiata così mio figlio ha il diario e la cartella firmati, come i quaderni che scambio in baratto oppure li acquisto quando ci sono le grosse offerte.

Riesci a sintetizzare la tua giornata tipo e poi vorrei capire se a tuo parere una persona che lavora otto ore in ufficio o in fabbrica può trovare gli spazi che riesci a trovare tu per fare tutte le cose che fai tu.

Prima ti rispondo alla seconda domanda. No, secondo me una persona che lavora otto ore al giorno purtroppo non riesce a fare tutto quello che faccio io. Però con un’ottima organizzazione, visto che si tratta di cose semplici e che richiedono poco tempo, se una persona si organizza magari non riesce a fare 100 come faccio io in un mese, magari riesce a fare 30, che per me è già tantissimo per una persona che lavora. Ad esempio, il sapore lo fa una volta all’anno, la pasta fatta in casa la prepara il sabato mattina e ne fa per una settimana e poi la congela, così come il pane.

Ovviamente chi lavora però ha un reddito che io non ho. Chi lavora ha meno tempo ed io invece ho tempo. Bisogna secondo me equilibrare le cose, nel senso che io promuovo questa “decrescita” ma questa è la “mia” decrescita, è la “mia” vita. Io cerco di dare solo degli spunti.

Poi, tornando alla giornata tipo, non ho una vera giornata tipo! Mi alzo presto al mattino verso le 6.30 – sette meno un quarto al massimo, rassetto casa finché i bambini sono a letto, ma poi dipende molto dai bambini, mi gestiscono parecchio loro la giornata. Influisce molto il tempo perché se piove, per esempio, nell’orto non ci posso andare, invece se c’è il sole magari ci posso lavorare. Dipende poi dalla giornata: se oggi mangiamo un chilo di pane domani devo fare il pane, invece se me ne mangiamo due etti domani non lo faccio. Mi gestisco molto di giorno in giorno. Mi organizzo di minuto in minuto. Non esiste una giornata tipo, questa è anche la mia forma di libertà.

Parlavi di decrescita, ma cos’è per Stefania la decrescita?

Per me la decrescita non è un “de”, cioè non è un tornare indietro se non per una riscoperta dei valori che si avevano una volta e per la qualità dei prodotti. Quindi tornare indietro semplicemente per riscoprire le cose positive e guardando al futuro perché, ad esempio, io utilizzo il web. Internet per me è stato fondamentale per imparare. Potrebbe sembrare quasi un paradosso, una contraddizione però la mia forma di decrescita sta nell’utilizzare al meglio la tecnologia ed utilizzare meglio le risorse che abbiamo. Noi abbiamo adesso tantissime risorse cosa che una volta non avevano, ma le stiamo sfruttando male. Dovremmo semplicemente essere un po’ più sobri e apprezzare quello che abbiamo.

Quindi vedi la decrescita come un modo di vivere la vita in modo più sobrio non scartando nulla a priori.

Infatti, non scarto nulla a priori. La gente non capisce che si tratta semplicemente d’avere uno stile di vita sobrio e pensa invece che “decrescita” voglia dire tornare al medioevo. Infatti molti mi criticano e mi dicono “ma sì tu vuoi tornare al medioevo”, non è così ma è difficile spiegarlo.

Anche il termine “decrescita” non aiuta sicuramente.
Ho letto il tuo libro e lo considero un ricettario contro il consumismo e lo spreco. E’ un inno all’autarchia familiare. Mi sono però chiesto da dove nascono tutte le soluzioni alle ricette che tu hai messo in questo libro.

Guarda, sul web si trova tutto. Io non ho inventato nulla, erano ricette antiche e sono ricette che trovi sul web. Alcune le ho modificate in base alle mie esigenze personali. Ogni ricetta io l’ho provata e se non mi soddisfava appieno l’ho modificata adattandola alle mie necessità. Ad esempio quando trovo una ricetta che contiene il burro, visto che sono a tendenza vegana e cerco di acquistare derivati animali il meno possibile, invece del burro ci metto l’olio e provo a vedere se è buona. Lo stesso con le creme, con i saponi, con tutto.

Parola di Stefy

di Simone Zuin

Fonte: http://decrescitafelice.it/

"La frugalità felice", Intervista a Serge Latouche


Serge Latouche, professore emerito all’Università di Parigi, è il “profeta” della teoria della “decrescita felice”. Il suo è un pensiero “alternativo”, critico dell’ideologia dominante di stampo ultraliberista. Certo le sue sono tesi provocatorie, però fanno riflettere sugli effetti devastanti del “pensiero unico” e sulla follia consumistica. La casa editrice Boringhieri ha pubblicato il suo ultimo libro: Per un’abbondanza frugale. Malintesi e controversie sulla decrescita.


Professore, la crisi che stiamo vivendo, ormai da troppo tempo, ha messo in discussione un modello di “sviluppo” centrato sulla crescita. Lei afferma che “l’unica via all’abbondanza è la frugalità”. Non è contraddittorio?
Sembra una contraddizione, anche un ossimoro, perché abbiamo ancora il “software” della crescita. Siamo totalmente colonizzati dall’ideologia della crescita. L’ideologia ci ha fatto credere che viviamo in una “società dell’abbondanza”,infatti non viviamo in una società dell’abbondanza ma, invece,siamo in una società di scarsità. La società dei consumi è una società della frustrazione perché dobbiamo sempre consumare. Questo lo sanno bene i pubblicitari. Dobbiamo sempre essere scontenti di ciò che abbiamo per desiderare ciò che non abbiamo e per consumare sempre di più. L’unica possibilità per riconoscere l’abbondanza è di limitare i nostri bisogni e desideri, questa si chiama frugalità. Se siamo frugali allora possiamo soddisfare i nostri bisogni. L’ha spiegato bene il grande antropologo americano Marshall Sahlins nel libro “Economia dell’età della pietra”. Per lui l’unica società dell’abbondanza è quella dei cacciatori del paleolitico, perché con una attività di due o tre ore al giorno potevano soddisfare i loro bisogni e dedicare il resto del tempo alla festa, al gioco, all’ozio.
Eppure di fronte a questa crisi i governi occidentali continuano ad affermare, l’ultimo vertice europeo di Bruxelles ne è la conferma, che bisogna puntare sulla crescita (specialmente per economie gravate da un forte debito pubblico come quella italiana). Quali sono i limiti di questo paradigma?
Puntare sulla crescita per uscire dalla crisi è una stupidità e mostruosità. Una stupidità perché da molti anni la crescita che conosciamo con un tasso del -2% e anche -3% non crea più posti di lavoro. Per creare dei posti di lavoro ci vorrebbe una crescita del 4% o del 5% oggi non è né possibile né auspicabile perché distrugge troppo l’ambiente. Non possiamo più consumare ancora macchine, macchine, non è possibile. E’, poi, una mostruosità perché con la crescita siamo arrivati ai limiti dell’ecosistema, la crescita distrugge ancora più velocemente il pianeta. Siamo già nei guai con il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità, la fine del petrolio, ecc.
Esiste una alternativa al “Turbocapitalismo” finanziario? Se si, su quali basi?
Si l’alternativa è la “società della decrescita” o dell’abbondanza frugale. Per costruire questa alternativa si deve, naturalmente, uscire dal capitalismo, da questa logica distruttiva del produrre sempre di più per consumare sempre di più, generare sempre più rifiuti e distruggere sempre più velocemente il pianeta.
I suoi critici affermano le sue sono “utopie antimoderne” e “tecnofobe”. Come risponde a questa critica?
Sicuramente siamo contro una certa modernità o contro gli eccessi della modernità, non siamo contro il messaggio iniziale della modernità che era quello di una emancipazione, ma invece di emanciparsi la modernità ci ha resi servi dei mercati finanziari, invece di renderci “autonomi” ci ha reso “eteronomi”. Siamo ora “sottomessi”, basta vedere l’esempio della Grecia anche a loro è stato proibito di fare un referendum sulla politica dell’austerità, Siamo contro questa tecnoscienza pilotata dalle multinazionali, vogliamo un’altra scienza meno aggressiva (meno prometeica) più ecologica e una tecnologia che sia sottomessa alla decisione che le scelte tecniche siano fatte non dalle multinazionali ma dal popolo. Naturalmente per costruire la “società della decrescita” abbiamo delle tecniche, ma dobbiamo usare delle tecniche diverse: bisogna sviluppare la “medicina ambientalista”, l’ecologia, riciclare per ridurre il consumo delle risorse naturali, ecc. Ci sono tante ricerche da fare.
Parliamo della politica. E’ vero, secondo Lei, che viviamo in una “postdemocrazia”?
“Postdemocrazia” è un termine usato dal politologo inglese Colin Crouch. Sono d’accordo non viviamo più da molto tempo in una democrazia. Lui definisce la “postdemocrazia” una democrazia manipolata dai media e dalle “lobbies” e questo è sempre più verificato. Sono questi che fanno la politica non solo negli Usa ma anche da noi.
Quello che lei propone è una “rivoluzione antropologica”. Quindi una ridefinizione dei valori della nostra società. Cosa metterebbe al primo posto per l’inizio di questa “rivoluzione”?
E’ difficile a livello teorico, naturalmente si tratta di una rivoluzione culturale, invece della guerra di tutti contro tutti che è la concorrenza, si deve mettere la cooperazione, la natura, nel senso di vivere in armonia. A livello concreto penso che la prima cosa da fare sia “rilocalizzare” non solo l’economia ma anche ritrovare il senso del “locale” che significa al medesimo tempo “demondializzare” e soprattutto “demercificare”, contro questo movimento di mercificazione del mondo.
Ce la farà la sinistra europea a rinnovare il cammino dell’Europa?
Purtroppo non c’è speranza. Anche la sinistra, quella dominante, ha bisogno di una “rivoluzione”. La speranza viene dall’Italia perché con le liste civiche, i movimenti della società civile – come a Napoli e Milano – che sono fuori dai partiti hanno indicato una strada che mi sembra va da nel buon senso per cambiare le cose.

3 / 2 / 2012 |

Fonte:
 rainews24.it